martedì 25 marzo 2014

tradizione e contemporaneità in Oedipus the King di Anthony Burgess


Come è ben noto, il mito di Edipo ispirò  a Sofocle le tragedie Edipo Re e Edipo a Colono, nelle quali rappresenta i grandi temi della vita umana, individuale e sociale.  Edipo ha conosciuto nei secoli una fortuna che va al di  dei motivi puramente letterari, dalla musica al cinema all'arte ed è diventata anche una delle chiavi  freudiane della scoperta delle forze inconscie della psiche.  Tra le opere musicali ispirate alla tragedia di Sofocle, la più significativa  è forse Oedipus Rex di Stravinskij.  
Nel 1973 Burgess ha tradotto in inglese Edipo Re per il Guthrie Theatre di Minneapolis, Oedipus the King.  Ha lavorato dal testo originario greco consultando soltanto un dizionario Greco/Italiano, a conferma della sua grande dimestichezza con le lingue straniere (parlava e scriveva correttamente oltre dieci lingue).  Confrontando la sua traduzione con una traduzione accademica, emerge subito un fatto innovativo: l'unione delle due Tebe - la Greca e la Egiziana - un sincretismo perfetto tale da coinvolgere  il pubblico che è portato a pensare ad una razza unica, nè greca nè  egiziana, ma indoeuropea.  Burgess accresce questo effetto anche attraverso i cori tradotti nella sua erudita ricostruzione dell'Indeuropeo.  L'effetto è un senso peculiare di antichità, di ritorno alle radici,  mischiato però ad un'innovazione linguistica che lo rende moderno oltre ogni contemporaneità
Egli non ha, dunque, tentato di produrre un Edipo classico e tradizionale, ma un'opera che cerca di fondere insieme varie culture, ottenendo così un  risultato, come lui stesso lo ha definito, 'at least rather moving'.  Le numerose rassegne dell'interpretazione edipica-burgessiana a Minneapolis negli anni 70 e 80, sono una dimostrazione di quanto Burgess sia riuscito nel suo intento.   Maddocks sul Time scrisse che il pubblico "have been shaken to the bottom of their atavistic souls by an Oedipus that bleeds and thus lives"

PB






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